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Braccialetti Rossi, un cult trasversale

di Oriana Picceni

Il titolo di questo articolo potrebbe anche essere 'Tutta colpa di Braccialetti Rossi', ovvero quello che non ho mai fatto a dodici anni... e che mi ritrovo a fare adesso con le mie figlie! Ad esempio parlare tutta la domenica pomeriggio di cosa succederà nella puntata (attesissima) che andrà in onda la sera, comprare il CD della colonna sonora (quella di Niccolò Agliardi) il giorno esatto in cui è stato messo in vendita, fare un'ora di fila in mezzo a centinaia di ragazzine urlanti (e in molti casi con le lacrime agli occhi) per vedere il cast dal vivo e farci firmare il libro dedicato alla fiction, Il mondo di Braccialetti Rossi (Salani Editore), un concentrato di tutto lo scibile sulla serie tv più seguita del momento (in onda su Rai 1 la domenica sera).

Sì perché la storia di questi sei ragazzini, che si conoscono in ospedale e si legano attraverso un patto di profonda amicizia (Leo il leader, Vale il vice-leader, Rocco l'imprescindibile, Toni il furbo, Cris la ragazza e Davide il bello, il gruppo dei 'braccialetti rossi' appunto) per la produzione è stata un po' una scommessa: la malattia è già di per sé un tema delicatissimo, figuriamoci se letto attraverso il punto di vista di bambini e adolescenti. Invece, a sorpresa, è stato proprio quel punto di vista a creare una grandissima empatia con un pubblico decisamente vasto (dai bambini agli adulti, passando per una fascia solitamente difficile da catturare come quella degli adolescenti) e che la scorsa domenica ha tenuto incollati al televisore quasi 7 milioni di telespettatori per la prima puntata della seconda serie.

Un record che ha riconfermato, rinnovandosi, la potenza del messaggio voluto dalla regia di Giacomo Campiotti, che ispirandosi all'autobiografia di Albert Espinosa, Il mondo giallo (in Italia edito da Salani), ha portato sul teleschermo un concentrato di speranza, ottimismo, coraggio, empatia, amicizia, verità. Qualcuno ha obiettato che la lacrima è facile e che la realtà del dolore di chi si trova ad affrontare malattie come il cancro e l'anoressia è molto diversa, ma la verità è che Braccialetti Rossi è amatissima da tutti, anche da chi quel dolore l'ha attraversato o lo sta attraversando in prima persona (basti pensare che il fenomeno ha dato il via a una community tra le più vaste del web, con 300mila fan sulla pagina Facebook, 510mila tweet e 27 milioni di retweet). Perché quei ragazzi, non solo riescono a farsi amare entro il primo quarto d'ora, ma ti fanno piangere e ridere con la stessa intensità, lasciandoti sempre con la voglia di ritrovarli la domenica successiva.

Il segreto del loro successo? Credo che la versione italiana di Braccialetti Rossi (che segue quella spagnola e il remake di Steven Spielberg ) piaccia molto non solo per la forza dei suoi personaggi -che non è solo la forza di affrontare la malattia, ma quella di tutti i ragazzi che stanno crescendo- e per il talento dei giovanissimi attori, ma anche per la sua vicinanza a Espinosa: per il senso dell'umorismo che, come dice lui, 'è in grado di spiegare ogni cosa e ci aiuta in qualunque situazione', la positività e la voglia di vivere. La sua filosofia dell'ottimismo, mentre dice che 'ogni perdita rappresenta un guadagno' si respira fin dalle prime pagine del romanzo e resta un mantra che accompagna ogni puntata. Oltre a diventare un modello di solidarietà importantissimo per tutti, grandi e bambini insieme, seduti sullo stesso divano.

Infine, in attesa della prossima puntata, parlando con mia figlia di 10 anni mi sono resa conto che la nuova serie è uno degli argomenti più dibattuti a scuola (guarirà Leo? Cosa succederà tra lui e Cris? Tornerà Vale? I nuovi personaggi saranno parte del gruppo?) e, soprattutto, che oggi 'braccialetto' è diventato un nuovo modo per dire 'amico'. Tutta colpa di Braccialetti Rossi!