Zero-tre anni: il tempo e lo spazio dei bimbi (e delle mamme)

A chi lasciare il bimbo quando si deve rientrare a lavoro conclusa la maternità? Come scegliere la struttura più adatta? Lo abbiamo chiesto a un'esperta.
Zerotre anni il tempo e lo spazio dei bimbi
Zero-tre anni: il tempo e lo spazio dei bimbi (e delle mamme)
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C'è un momento nella vita delle mamme in cui varrebbe la pena tapparsi le orecchie e restare impermeabili a ogni consiglio. Quando? Nel momento in cui, dovendo rientrare al lavoro dopo il periodo di maternità, bisogna decidere come sistemare il bimbo. Seguite il vostro istinto, senza farvi influenzare dalla paura che si ammali o che non sia abbastanza stimolato: ogni cosa vuole il suo tempo e ogni situazione ha la sua soluzione. Soprattutto oggi, che le proposte di attività per i bimbi della fascia 0-3 anni sono sempre più numerose e i genitori non devono più scegliere solo tra nonni, tata e asilo nido. Come fare, quindi, per individuare la soluzione più adatta alle esigenze della propria famiglia? E in cosa consistono le diverse alternative nate negli ultimi anni?

Abbiamo chiesto un parere a Silvia Longoni, educatrice esperta e direttore artistico del Kikolle Lab uno dei primi centri privati, che a Milano ha introdotto un servizio alternativo all’asilo nido, il Kikolle Baby, che permette ai bambini più piccoli di sperimentare e giocare insieme ai coetanei, accompagnati o meno da un adulto a loro familiare.

Tra un asilo nido e le cosiddette 'soluzioni alternative', quali differenze esistono? Premesso che entrambe le soluzioni, se basate sui principi fondamentali della trasparenza e della serietà professionale, sono altrettanto valide, esistono differenze basilari che una mamma e un papà devono valutare in base ai propri impegni lavorativi e alla gestione quotidiana dei vari momenti che scandiscono la vita familiare. Sia un asilo nido che una struttura privata con servizio alternativo al nido, infatti, hanno (e devono avere) aspetti comuni importantissimi che tutelino i piccoli della fascia zero-tre anni: sicurezza degli spazi, chiarezza della linea pedagogica seguita, professionalità ed esperienza del team di educatrici. E poi, ci sono alcune importanti differenze che è bene aver presente: al nido, ad esempio, i bambini trascorrono un numero significativo di ore lontani dalla propria famiglia e questo fa sì che alle educatrici spetti il compito (fondamentale) di gestire la loro routine quotidiana (nanna, pappa, cambio di pannolini…); questo aspetto nell’alternativa al nido è invece lasciato nelle mani di chi accudisce i bimbi (genitori, nonni, tate). Sempre all’asilo, i piccoli sono inseriti in un gruppo che, sotto la guida delle educatrici, compie un percorso di crescita; percorso non sempre possibile nei centri privati, dove la flessibilità di frequenza porta a non avere classi fisse, ma gruppi di bambini spesso diversi. Proprio la flessibilità di frequenza e il minor numero di ore, d’altro canto, permettono a chi offre un servizio di alternativa al nido di dedicarsi maggiormente alla pianificazione delle attività ludico-didattiche, demandando infatti la gestione della routine quotidiana del bambino a chi lo accudisce.

Come organizzate la giornata al vostro centro? Al Kikolle Baby le mattinate sono caratterizzate da una programmazione attenta, dedicata alle attività di crescita e sviluppo, strutturate secondo una routine rassicurante (accoglienza con sigla di Kikolle e canzoncine mimate; momento manipolativo o di colore; merendina; attività motoria e di gioco simbolico, ecc.), il tutto con temi che cambiano a seconda della stagione.

È importante che i bimbi sotto i tre anni frequentino un centro alternativo al nido per iniziare le prime forme di socializzazione? Se un bambino non frequenta il nido, è bene che venga accompagnato nel suo percorso di crescita e socializzazione da chi lo accudisce. Come? Tra i 10 e i 12 mesi, ad esempio, l’adulto deve fare attenzione se il bimbo manifesta curiosità, voglia di fare nuove esperienze (osservatelo quando siete fuori insieme, quando incontrate altri bambini... sarà lui stesso a mostrarvi di essere pronto attraverso reazioni emotive di forte gioia e interesse!); in questo caso, un primo approccio alla vita di comunità, accompagnandolo a una mattinata di gioco guidato, può risultare un primo importante passo. Tra i 12 e i 20/24 mesi diventa fondamentale che il bambino venga stimolato con attività costruttive, ben studiate, pedagogicamente adatte alla sua età, da svolgere insieme ad altri bimbi ma sempre affiancato dall’adulto di riferimento, che deve essere in queste prime forme di socializzazione un accompagnatore attivo. L’adulto, infatti, dev’essere presente per tanti motivi: per prendere spunto dagli educatori professionisti, per interagire con loro e con i piccoli (ricordiamoci che i bimbi in questa fase emulano i grandi... se l’accompagnatore svolge con gioia le attività proposte dagli educatori, il bambino al 99% farà lo stesso!). Infine, dai 20-24 mesi in poi, anche in questi centri alternativi al nido, è possibile lasciare i bimbi senza problema, perché a quest’età hanno ormai sviluppato una differente capacità di apprendimento e di elaborazione emotiva del distacco.

Cosa deve guardare un genitore per capire il livello di affidabilità di una struttura? Come prima cosa, occorre osservare bene le figure professionali che si occuperanno dei bambini: è essenziale che queste persone abbiano una buona attitudine nei confronti dei piccoli e una preparazione professionale adeguata come educatrici. In secondo luogo, è bene guardare la pulizia, la grandezza degli spazi, la luminosità. Un’ottima idea, inoltre, è quella di farsi spiegare bene la routine della giornata e prestare attenzione alle descrizioni delle attività: quando si parla di bimbi dai 10 ai 20-36 mesi, la semplicità è sinonimo di professionalità. Non sempre, infatti, laboratori che sulla carta suonano particolarmente affascinanti e originali, si rivelano nella realtà dei fatti adatti a bimbi così piccoli: i baby hanno bisogno di giocare con materie semplici, perché per loro queste sono le più stimolanti. Così, niente paura e niente sensi di colpa, l'importante è avere fiducia nel proprio istinto di mamma! Cosa ne pensate?